Cosa sono le microplastiche e come arrivano nel cibo

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microplastiche negli alimenti

LESS: LEarn Sustainable circular economy Strategies! MLPS –Iniziative e progetti di rilevanza nazionale ai sensi dell’art. 72 del D Lgs 3 luglio 2017, n. 117 – ANNO 2023 – Avviso N.2/2023

Le “microplastiche” sono particelle di plastica solide, mediamente di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, insolubili e resistenti alla degradazione. Possono essere fabbricate intenzionalmente (microplastiche primarie) o formarsi in seguito all’usura di materiali in plastica (microplastiche secondarie). Queste particelle microscopiche vengono utilizzate in vari settori, come l’industria tessile, la cosmetica e la pulizia.

Il primo posto in cui le microplastiche vanno inevitabilmente a depositarsi sono  i mari e gli oceani, ma anche i fiumi, i laghi e i torrenti. Una volta disperse in questi ambienti, vengono facilmente ingerite da diverse forme di vita acquatica: si parte dal plancton e dagli invertebrati, per arrivare ai pesci e agli uccelli che pescano in mare. Tuttavia, il problema non riguarda solo gli ecosistemi acquatici. Anche i prodotti e gli alimenti che non provengono direttamente dal mare possono essere contaminati, a causa della diffusione delle microplastiche nell’aria e nei terreni agricoli; questi ultimi in particolare, contaminati anche dalle falde acquifere vicine.

Pertanto, si può affermare che ad oggi le microplastiche si trovano praticamente in ogni ambiente: dal mare all’aria, fino al suolo. La loro dimensione microscopica permette loro di infiltrarsi facilmente nella catena alimentare, dove vengono ingerite da numerosi organismi e, attraverso un processo di accumulo, arrivano fino all’uomo, causando danni significativi sia alla salute umana che agli equilibri naturali degli ecosistemi.

L’alimentazione è la via attraverso la quale le microplastiche entrano nel corpo umano e tra gli alimenti più contaminati troviamo:

  • Le bottiglie d’acqua, dato che il contenitore in plastica, rilascia nel tempo minuscole particelle che finiscono nell’acqua. Anche l’acqua del rubinetto non ne è del tutto immune, sebbene in misura minore, poiché le microplastiche si diffondono anche attraverso l’aria.
  • I molluschi, soprattutto le cozze, che filtrano costantemente l’acqua e accumulano queste particelle.
  • I pesci, nei quali le microplastiche si accumulano soprattutto negli organi interni, spesso rimossi prima del consumo, ma non è ancora chiaro se possano trasferirsi ad altre parti del corpo, contaminando anche la carne che arriva sulle nostre tavole.
  • Il sale marino che consumiamo abitualmente può contenere microplastiche, poiché viene ricavato da acque già contaminate.
  • La birra
  • Alimenti come miele, carne, legumi sono considerati mediamente contaminati.

🟢 Lo studio italiano: cosa è stato trovato

Rispetto ad altri alimenti, anche i prodotti lattiero-caseari possono essere contaminati da microplastiche lungo la catena di approvvigionamento. Tuttavia, la ricerca è ancora limitata, rendendo questi alimenti meno approfonditi ma comunque potenzialmente esposti al rischio.

La contaminazione di questi prodotti può avvenire a livello agricolo, attraverso mangimi contaminati, attrezzature per la mungitura o indumenti da lavoro. Può anche verificarsi a livello industriale, durante la lavorazione, per esempio tramite indumenti protettivi come cuffie, camici monouso e/o guanti, oppure derivare da additivi alimentari contenenti residui di microplastiche; così come da macchinari di trasformazione, di trasporto e di stoccaggio.

Nonostante l’attenzione crescente sul tema, sono ancora pochi gli studi che hanno indagato sulla presenza di microplastiche nei prodotti lattiero-caseari. Un’importante eccezione è rappresentata da una ricerca italiana finanziata dalla Regione Veneto e condotta dall’Università di Padova, dal Centro Europeo per l’Impatto Sostenibile delle Nanotecnologie EcamRicert e dalla Scuola di Biosistemi e Ingegneria Alimentare dell’University College di Dublino. Lo studio ha ampliato l’analisi includendo diverse tipologie di prodotti: latte liquido, formaggio fresco e formaggio stagionato. Su 28 campioni analizzati, in 26 sono state rilevate particelle di plastica, per un totale di 266 microplastiche appartenenti a 20 classi polimeriche. Il polimero più rilevato risulta il polietilene tereftalato (PET), seguito dal polietilene (PE) e polipropilene (PP); la maggior parte delle microplastiche erano di dimensioni inferiori a 150 micron, mentre le più numerose erano tra i 51 e i 100 micron. Si osserva che il prodotto più contaminato – tra quelli presi in esame –  è il formaggio stagionato, mostrando la più alta concentrazione di microplastiche (1857 MP/kg), seguito dal formaggio fresco (1280 MP/kg) e dal latte (350,0 MP/kg), probabilmente perché la perdita di umidità durante l’invecchiamento del prodotto e ulteriori fasi di lavorazione ( come i numerosi passaggi produttivi e ai lunghi tempi di stoccaggio in stampi di plastica) possono contribuire all’accumulo di microplastiche.

Data la complessità del settore lattiero-caseario e l’ampio impiego di materiali plastici lungo tutta la catena produttiva, comprendere i percorsi attraverso cui le microplastiche entrano nei prodotti caseari è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare e valutare i potenziali rischi per la salute.  In questo contesto, è importante ricordare che la scienza è ancora in evoluzione e, sebbene non vi siano certezze sugli effetti diretti delle microplastiche sulla salute umana, la loro presenza negli alimenti rappresenta un segnale da monitorare con attenzione.

🟢 Cosa può fare il consumatore? 

Purtroppo non esistono dei metodi semplici che possano assicurarci di non ingerire microplastiche, soprattutto se si tratta di prodotti ittici. Tuttavia, possiamo adottare comportamenti pratici e quotidiani per diminuire il rischio di esposizione:

  • Preferire alimenti sfusi o con imballaggi sostenibili;
  • Lavare frutta e verdura anche se confezionata;
  • Limitare l’uso della plastica in cucina (es. contenitori monouso);
  • Scegliere di bere l’acqua del rubinetto piuttosto che l’acqua in bottiglia, filtrandola con una apposita caraffa e cambiando regolarmente i filtri;
  • Informarsi sulla provenienza e filiera degli alimenti;
  • prediligere latte e formaggi da filiere corte, locali, certificati.

🟢 Cosa chiediamo come Assoutenti 

  • Vigilanza e controlli costanti da parte delle autorità sanitarie, per garantire la sicurezza dei consumatori.
  • Piena trasparenza sui risultati delle analisi effettuate sugli alimenti, in modo che i cittadini possano essere informati in maniera chiara e completa.
  • Maggori investimenti nella ricerca scientifica indipendente, affinché si possano approfondire le conoscenze sui rischi legati alla presenza di microplastiche.
  • Sviluppo di materiali alternativi e circolari, in linea con il progetto LESS, per ridurre l’impatto ambientale e promuovere un’economia più sostenibile.

Le microplastiche sono una conseguenza di un modello di consumo eccessivo e lineare: compriamo, usiamo e buttiamo, generando grandi quantità di rifiuti difficili da smaltire. Per questo è importante cambiare direzione e adottare soluzioni più sostenibili, come quelle proposte dal progetto LESS, che promuove l’uso di materiali alternativi e il riuso delle risorse. In questo cambiamento, la scelta consapevole del cittadino gioca un ruolo fondamentale dato che anche i piccoli gesti quotidiani possono contribuire a costruire un’economia più pulita e circolare.

Per concludere, non serve creare allarmismi, ma è importante agire con consapevolezza. Come Assoutenti, continueremo a fornire informazioni chiare e aggiornate, oltre a vigilare costantemente, per garantire a tutti i consumatori trasparenza e sicurezza. Solo con un impegno condiviso potremmo affrontare al meglio queste sfide.

📌 LESS è il progetto di Assoutenti per diffondere strategie di economia circolare e sostenibilità.

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