Il padre della legge presidente dell’Associazione Italiana Cultura Sport, Bruno Molea, assieme all’Associazione dei Consumatori: “Molti di quei ragazzi sono figli di immigrati nati in Italia, per noi dunque italiani. I ‘vivai’ italiani sono così salvi”
Roma, 21 ottobre 2019 – “Non si possono chiudere le porte in faccia ai ragazzi che vogliono fare sport, per nessuna ragione. Troviamo la scelta della Federazione Italiana Pallacanestro discriminatoria e non coerente con la legge: siamo felici che il recente provvedimento del TAR del Lazio abbia momentaneamente sbloccato la situazione, ma ora della questione si occupi il ministro Spadafora”. Così Bruno Molea, padre della legge sullo Ius Soli Sportivo e presidente nazionale dell’Associazione Italiana Cultura Sport, e Furio Truzzi, presidente di Assoutenti, intervengono in una nota congiunta per criticare la scelta della FIP di non iscrivere nel campionato nazionale di Eccellenza la Tam Tam Basket di Castel Volturno, per la presenza di troppi stranieri nella rosa anche se nati in Italia.
“Auspichiamo che il TAR del Lazio all’udienza del prossimo 5 novembre confermi il provvedimento già reso e dunque riconosca definitivamente il diritto di questi ragazzi all’accesso al campionato – spiega l’avv. Gabriele Melluso, vice presidente di Assoutenti, tra i legali che hanno assistito la squadra. “Sono in questione principi sanciti dalla nostra Costituzione, nonché della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Il paradosso consiste anche nella mancata applicazione da parte della Federazione della norma nazionale, la L.12/2016, che elimina ogni disparità di trattamento nella partecipazione alla pratica sportiva”.
Dal gennaio del 2016 è infatti in vigore la legge che, presentata dall’allora deputato di Scelta Civica Molea, riconosce il principio dello Ius Soli Sportivo e dunque permette ai minori stranieri di essere tesserati presso le federazioni sportive italiane. La legge è rivolta a tutti i minori che risiedono regolarmente sul territorio “almeno dal compimento del decimo anno di età”: per loro è prevista l’iscrizione alle federazioni “con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani”.
“Si tratta di ragazzi che chiedono solo di fare sport, e la vicenda della Tam Tam Basket rientra perfettamente nei dettami normativi – precisa il presidente dell’ente di promozione sportiva AiCS, Molea. Anzi, la stragrande maggioranza di quei giovani atleti non sono arrivati in Italia prima dei 10 anni di vita, ma sono nati in Italia da genitori immigrati, dunque per me italiani. Se le resistenze della Federbasket stanno nella salvaguardia dei ‘vivai italiani’, beh, ci troviamo di fronte a un vero vivaio italiano: discriminarlo sarebbe davvero grave”.
E aggiunge il presidente di Assoutenti Truzzi: “Nella battaglia della Tam Tam Basket abbiamo fin dall’inizio riconosciuto quelli che sono anche i nostri valori associativi: inclusione, accessibilità, non discriminazione. Questa storia è emblematica di una questione centrale per il futuro dei nostri ragazzi e del nostro Paese: per questo con AiCS chiediamo un incontro e l’intervento del Ministro allo Sport Vincenzo Spadafora”.