Informazioni poco trasparenti e mancata osservanza della diffida già inviata dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni: queste le ragioni per la multa da 1 milione di euro con cui l’Agcom ha deciso di sanzionare Sky dopo le numerose segnalazioni ricevute dai cittadini: e tra chi non capisce come esercitare il diritto di recesso e chi non riesce a calcolare i costi esatti del suo abbonamento, i problemi non sono risolti.
Come spiega Helpconsumatori, sul tavolo dell’Autorità “c’è dunque la modifica unilaterale delle condizioni contrattuali, a partire dal primo aprile 2018, annunciata da Sky Italia in merito al ripristino della periodicità della fatturazione e dei costi dell’abbonamento ai servizi su base mensile“.
Diritto di recesso, penali e costi di disattivazione
Nella delibera dell’Agcom si legge che “sono emersi diversi profili critici concernenti la completezza e trasparenza delle informative rese alla clientela, nonché rispetto ai termini e modalità di esercizio del diritto di recesso da parte degli utenti impattati da tale variazione contrattuale”.
Da marzo 2018, l’Autorità – dice la delibera – ha ricevuto segnalazioni circa “la mancata trasparenza delle informative rese da SKY in occasione della manovra di ripristino della fatturazione delle offerte su base mensile a decorrere dal 1° aprile 2018, nonché il mancato riconoscimento del corrispondente diritto di recesso, con conseguente addebito di penali e costi di disattivazione, incluso il recupero degli eventuali sconti fruiti”.
“In relazione alla trasparenza, immediatezza e completezza delle informazioni relative alla modifica della cadenza di calcolo e fatturazione delle offerte su base mensile, – recita il provvedimento – la Società, nonostante la diffida impartita con delibera n. 69/18/CONS, ha continuato a fornire ai propri clienti una informativa incompleta con particolare riferimento alla variazione del corrispettivo mensile delle medesime offerte e alla garanzia del diritto di recesso senza costi da parte degli utenti. La Società, omettendo di evidenziare elementi contrattuali rilevanti, ha condizionato il diritto di scelta degli utenti e non ha adottato misure di tutela efficaci al fine di rendere edotti gli utenti dell’incremento mensile di spesa e della facoltà disciogliere il vincolo contrattuale senza costi. La violazione può ritenersi, pertanto, di entità media, sotto il profilo del danno cagionato agli utenti, e di durata media”.
Dopo il procedimento sanzionatore, prosegue ancora l’Agcom, Sky “ha unicamente dichiarato di aver introdotto, a decorrere dal mese di marzo 2019, una procedura che consente l’esercizio del diritto di recesso tramite il canale telefonico e di prevedere a breve anche una gestione delle richieste di recesso pervenute mediante la compilazione di un web-form”.
Sky annuncia ricorso al Tar.