Il carrello della spesa costa il 3,1% in più rispetto a 12 mesi fa, su il reddito disponibile e il potere d’acquisto delle famiglie
Il reddito disponibile e il potere d’acquisto delle famiglie italiane migliorano, ma in proporzione i consumi aumentano di meno. Del resto l’inflazione non è ancora domata e l’aumento dei prezzi continua a farsi sentire, soprattutto sul carrello della spesa. È questo il quadro tracciato da tutta una serie di dati economici diffusi ieri dall’Istat. Nel dettaglio, nel primo trimestre dell’anno il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato rispetto al trimestre precedente dello 0,9%, scontando però un aumento dello 0,9% dei prezzi, ma la spesa per consumi è cresciuta meno del reddito disponibile: +1,2% a fronte di un +1,8% del reddito.
Per altro, a giugno, l’inflazione in Italia è tornata a salire, anche se leggermente, portandosi all’1,7% su base annua. Ma fra i tanti dati pubblicati dall’Istat sul carovita non è questo che preoccupa. A destare allarme è il balzo dei prezzi del carrello della spesa – beni alimentari, per la cura della casa e della persona – che segna un aumento del 3,1% rispetto al 2,7% di maggio. Il rincaro dei beni di prima necessità è spinto soprattutto dai prodotti alimentari, sia freschi che lavorati. Gli alimentari non lavorati passano dal +3,5% al +4,2%, mentre quelli lavorati rincarano del 3%. L’Istat registra un’impennata nei prezzi di carne (+4,5%), frutta fresca (+7,1%) e uova (+7,4%). Altri aumenti rilevanti – sottolinea Assoutenti – si segnalano per il burro (+19,9%), il caffè (+25%), il cacao (+21,4%) e il cioccolato (+13%), con i gelati che rincarano del 5,5% rispetto allo scorso anno. Un trend che desta forte preoccupazione, soprattutto per l’estate, periodo in cui la domanda di alcuni fra questi beni tende a crescere ulteriormente.
Anche l’inflazione di fondo – quella al netto delle componenti più volatili come energia e alimentari freschi – accelera al +2,1%, rispetto all’1,9% di maggio. Contemporaneamente, però, prosegue la discesa dei prezzi dell’energia, con alcuni distinguo tra mercato tutelato, più caro, e libero, più economico. A giugno «si amplia la flessione dei prezzi su base tendenziale (da -2% a -2,5%), principalmente a causa della decelerazione dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +29,3%% a +22,7%; -2,9% su maggio) che risente dell’evoluzione dei prezzi dell’energia elettrica nel mercato tutelato (da +46,5% a +39,9%) e di quelli del gas naturale sempre sul mercato tutelato (da +3,5% a +2,3%)», comunica l’Istat. Giù pure i prezzi degli energetici non regolamentati (da -4,3% a -4,6%). Discesa legata all’ampliarsi della flessione nei prezzi dell’energia elettrica sul mercato libero (da -4,9% a -9%).
Fra gli altri comparti, si segnala – sempre su base tendenziale – il rincaro del 3,4% nei prezzi di alberghi e ristoranti, mentre prosegue il calo nelle comunicazioni. «L’inflazione acquisita per il 2025», puntualizza l’Istat, «è pari a +1,4% per l’indice generale e a +1,8% per la componente di fondo».