FINANZA SOSTENIBILE: COSA E’ E COME RICONOSCERE GLI OPERATORI “SOSTENIBILI”

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finanza sostenibile

Da qualche anno è entrata nel linguaggio comune la parola “sostenibilità”, definita come un “modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”. Attraverso politiche sostenibili è possibile cioè garantire il progresso e i bisogni attuali rispettando al tempo stesso l’ambiente, il territorio, e le risorse disponibili per il futuro.
Principi che ora si applicano anche alla finanza, definita “sostenibile” quando risponde a requisiti e caratteristiche ben precise.

Ma cosa significa in dettaglio fare finanza sostenibile?

In sintesi: realizzare, accanto a un rendimento economico-finanziario, anche un vantaggio socialmente condiviso, grazie alla riduzione dei rischi ambientali e delle disuguaglianze. Nell’adozione delle decisioni di investimento, la finanza sostenibile tiene, dunque, conto dei fattori ambientali, sociali e di buon governo (Environmental, Social, Governance – ESG), in una logica di più lungo periodo.

Come riconoscere un operatore o una azienda che abbraccia il concetto di finanza sostenibile rispetto a chi non la pratica?

Bisogna intanto specificare che uno degli strumenti della finanza sostenibile è l’investimento sostenibile e responsabile, che ha l’obiettivo di creare valore per l’investitore e per la società, guardando al medio-lungo periodo e valutando non solo gli aspetti finanziari, ma anche quelli ambientali, sociali e di buon governo. Il Testo Unico Bancario ha regolato in modo specifico gli “operatori di finanza etica e sostenibile”, tenuti a rispettare specifici requisiti di governance partecipativa; politica del credito; trasparenza (pubblica evidenza dei finanziamenti a enti e imprese); limiti nelle differenze retributive interne e reinvestimento dei profitti nell’attività (art. 111-bis).

Anche le banche rientrano tra i soggetti che praticano la finanza sostenibile?

Per gli istituti di credito la sostenibilità riguarda essenzialmente due aspetti: la stessa organizzazione della banca, i suoi consumi, le sue norme e le sue procedure, incentrandosi sull’adozione di pratiche aziendali attente, per esempio, ai consumi energetici, alla produzione di rifiuti e al rapporto con i dipendenti; lo svolgimento delle sue attività, riferendosi ad una gestione del credito e dei risparmi della clientela che consenta di favorire comportamenti e consumi sostenibili e di impattare positivamente sull’ambiente e la società, contribuendo così alla stabilità complessiva e all’efficienza del sistema finanziario.

Ci sono anche altri soggetti coinvolti dalla finanza sostenibile?

Pensiamo alle imprese: queste, in virtù dell’attività svolta, sono oggetto di finanziamento bancario ovvero emettono strumenti finanziari. Ci sono poi gli operatori finanziari (società di gestione dei fondi comuni di investimento, compagnie di assicurazione, fondi pensione), che emettono diverse tipologie di prodotti di investimento finalizzati a supportare le imprese ritenute sostenibili. Gli intermediari che prestano consulenza in materia di investimenti ai clienti (banche, SIM, società di consulenza finanziaria, consulenti indipendenti) i quali aiutano i clienti/risparmiatori a prendere decisioni di investimento coerenti con i loro bisogni, esigenze e preferenze in materia di sostenibilità finanziaria.
Esistono documenti che attestano il possesso dei requisiti di finanza sostenibile?
Le imprese quotate o con più di 500 dipendenti, incluse le banche, sono chiamate a redigere la Dichiarazione non finanziaria (DNF), un documento, di facile fruizione, nel quale la banca indica come gestisce gli aspetti relativi alla sostenibilità, ad esempio, ambiente, questioni sociali e attinenti alle risorse umane, rispetto dei diritti umani, attività a sostegno del territorio, programmi di educazione finanziaria per le fasce più vulnerabili della popolazione.

Per approfondire tutti gli aspetti della “Finanza sostenibile” è possibile consultare questa infografica realizzata da ABI in collaborazione con le Associazioni dei consumatori.

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