Riforma Class action: Rete Consumatori Italia scrive a Renzi

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Craftsman sawing metal with disk grinder in workshop


Roma, 12 giugno 2015 – 
Dopo un anno e mezzo di lavoro congiunto fra associazioni e forze politiche, il disegno di legge viene finalmente discusso dal Parlamento. Alla Camera, il testo ha ricevuto una rapida approvazione, forte dei numeri del fronte proponente a favore, eccezionalmente in questo caso formato da Partito Democratico e M5S.

Un successo che ha sconvolto non pochi oppositori della legge, scossi dalla velocità del voto ma anche dalla significativa novità che il provvedimento vuole apportare.

 

Per prima cosa la riforma ha l’intento di dare il giusto peso a uno strumento che così allo stato attuale non ne ha. Una delle innovazioni principali è l’applicazione, ad esempio, della class action al codice civile e non a quello del consumo così come oggi avviene.

 

Questa prospettiva ha ricevuto le aspre critiche da alcuni rappresentanti degli organismi, vedi Confindustria, che tutelano gli interessi degli industriali.  Ma non solo. Anche opinionisti e editorialisti hanno difeso a spada tratta la posizione, attaccando la riforma bollata come “demagogica”. 

 

E’ in questo clima che è nata la necessità per Rete Consumatori Italia di scrivere al Premier Matteo Renzi. 

 

“È incomprensibile che esponenti di Confindustria vogliano difendere un modello negativo di fare impresa che si possa sottrarre all’azione di classe; ci saremmo aspettati piuttosto un loro appoggio al rinnovamento del sistema di regole dell’industria, del mercato italiano ed europeo”, scrivono Furio Truzzi di Assoutenti, Giovanni Ferrari di Casa del Consumatore e Ivano Giacomelli di CODICI.

 

“Le valutazioni negative sul testo di legge – aggiungono – che sono state avanzate da Confindustria devono essere controbattute e il Governo non deve fermare la sua azione riformatrice  salvaguardia della qualità del mercato e dei consumatori di fronte a paure poco concrete e irreali e a una inspiegabile difesa di un sistema malato”.

 

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Tutte le paure di Confindustria. Le Associazioni non rischiano nulla? Falso! Chi non ci crede è invitato a visionare i nostri bilanci

 

Roma 9 giugno, 2015 – L’approvazione senza grandi intoppi alla Camera dei deputati la scorsa settimana del disegno di legge per la riforma della class action ha generato non poche critiche e malumori. Certamente li ha provocati nell’ambiente popolato da coloro che ancora credono che uno strumento come l’azione collettiva serva per far paura alle imprese o addirittura per mandarle tutte alla bancarotta

 

“Rispettiamo le opinioni di tutti senza alcun dubbio  – commentano Ivano Giacomelli di CODICI, Furio Truzzi di Assoutenti e Giovanni Ferrari di Casa del consumatore, oggi associati in Rete Consumatori Italia – tuttavia non capiamo chi all’interno delle organizzazioni come Confindustria, attraverso diverse importanti testate nazionali, attacchi ferocemente la riforma. Come abbiamo già avuto modo di rilevare, chi attacca lo strumento della class action giudicandolo un modo per strozzare le aziende in realtà ha solo paura. Di cosa è facilmente immaginabile visto che la cosiddetta buona impresa che segue le regole e non ha bisogno di paraventi e leggi fantoccio non ha alcun timore della giustizia”.

 

“Riguardo alle precise accuse mosse da alcuni nomi noti  secondo i quali le associazioni dei consumatori sarebbero detentrici di potere senza responsabilità, ricordiamo che i costi di avvio per ciascuna azione collettiva sono elevati e completamente a carico delle organizzazioni e che non vengono liquidate nelle spese”.

 

“Inoltre non ammettiamo le illazioni gratuite come quelle apparse  ieri in un articolo pubblicato su Repubblica a firma di Alessandro De Nicola. Come detto – ribadiscono – rispettiamo il suo giudizio verso la riforma e l’attuale istituto ma non ammettiamo l’accusa volta contro le associazioni dei consumatori. Secondo De Nicola – Presidente della Adam Smith Society – le organizzazioni guadagnano senza mai rimetterci. Ebbene, è una pura falsità”.

 

“La non conoscenza delle dinamiche della giustizia si evidenzia nell’affermazione che le associazioni non rischiano nulla. Se avesse chiesto, saprebbe che le associazioni quando perdono vengono pesantemente penalizzate economicamente”.

 

 “Queste illazioni – concludono -sono gratuite e dimostrano quanto poco si conoscano le dinamiche e i costi di una azione di classe. Agitare gli spettri di speculazioni è solo un modo per fare demagogia. L’autore dovrebbe ricordare che ora i comportamenti dell’impresa sono garantiti dai tempi lunghi della giustizia e soprattutto dai loro costi. Lo invitiamo pertanto a visitare le nostre rispettive sedi e visionare i nostri bilanci dove è registrata ogni singola causa”.